A tutto reggae

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Il 28 giugno 1980 il sole tramontava sullo stadio di San Siro e contemporaneamente si levavano al cielo le note di un mito del reggae, avvolte da una nuvola di fumo prodotta da centomila spettatori. Io e Marino eravamo tra quei centomila ad assistere al concerto di Bob Marley, quello che per noi sarebbe stato IL CONCERTO. Mai nessun altro evento musicale avrebbe suscitato in noi le sensazioni provate in quella magica sera, mai nessun altro luogo, se non la Jamaica, sarebbe stato più agognato come meta di viaggio.
Da allora sono passati quasi 35 anni ma la voglia di Jamaica non ci è mai passata e questo Natale abbiamo deciso di andarci.

Quella sera di 35 anni fa, della Jamaica c’era proprio tutto: Bob Marley, il reggae, la ganja. Ecco, la Jamaica fondamentalmente è queste tre cose: sono legate indissolubilmente e dove ce n’è una, ci sono anche le altre due.

Bob Marley è un idolo nazionale, insieme a Usain Bolt. La sua faccia è dappertutto, sulle bandiere, nei bar, perfino sulle confezioni delle cartine. Il paese dove è nato e cresciuto prima di andare a Kingston, e dove è sepolto, si chiama Nine Miles. Il nome deriva dal fatto che in quel villaggio non c’era la scuola e i bambini, per andarci, dovevano percorrere nove miglia a piedi. Oggi, grazie al suo contributo, a Nine Miles c’è una scuola. Il villaggio è tuttora povero, ma è meta di turisti in pellegrinaggio sulla sua tomba. La guida ti mostra la casa dove è nato e cresciuto, ci sono ancora le sue cose di quando abitava lì da bambino e c’è anche il suo letto. La sua tomba è all’interno di un piccolo edificio ed è in marmo di Carrara: la guida dice che l’ha voluta lui, con il marmo italiano, perché era profondamente legato all’Italia. Quando gli abbiamo detto che noi eravamo al concerto, è venuto ad abbracciarci e ci ha chiesto di farlo sapere anche a Bob che eravamo tra i centomila di San Siro. Prima di entrare ci ha dato alcune raccomandazioni: no foto, no video, no scarpe, no alcool, no sigarette…… ONLY GANJA.
Quando ho posato la mano sul marmo in segno di saluto, mi sono veramente emozionata: ho percepito tutta l’importanza di quell’uomo per il suo paese, per l’aiuto che ha dato ai villaggi poveri, per l’impegno politico che gli fatto anche rischiare di essere assassinato, per aver fatto conoscere la sua terra e la sua musica al mondo.

La sua musica, e il reggae in generale, risuona da ogni parte, ti avvolge come un’onda e non ti lascia mai. In spiaggia ogni tanto si fermano musicisti che suonano le sue canzoni. Nei locali lungo la spiaggia alla sera c’è sempre musica dal vivo, ovviamente reggae. Il nostro villaggio trasmette musica reggae sulla spiaggia. Il locale più famoso di Negril, e forse di tutta la Jamaica, è il Rick’s Cafè. Di giorno è meta di turisti che si accalcano per vedere i ragazzi tuffarsi dalle rocce da altezze improbabili, mentre la sera offre spettacoli con gruppi reggae. E’ un posto strettamente turistico e troppo caotico per i miei gusti. Molto meglio il baretto qualche centinaio di metri più in là, a picco sulla scogliera, da dove si gode un tramonto incredibile.

L’odore della ganja è dappertutto e ti arriva a zaffate. Fumano tutti, dalla mattina alla sera, continuamente. In spiaggia passano personaggi di ogni tipo che vendono qualsiasi cosa, dai CD di musica reggae alla frutta: ti chiedono se vuoi comprare da loro e poi, immancabilmente, ti chiedono se vuoi la ganja. Il nostro tour operator ci dice che se vogliamo fumare non c’è bisogno di sbattersi troppo: “Chiedete ai giardinieri….loro ce l’hanno sempre…”. E’ la prima cosa che ci hanno offerto appena messo il piede fuori dal villaggio.

La gente del posto è molto cordiale, ti fermano, ti chiedono da dove vieni, come ti chiami…. e ti offrono la ganja!!! Sarà perché sono sempre un po’ sballati, sarà la loro indole, hanno sempre una calma olimpica in ogni cosa. Esempio: un giorno decidiamo di fare una escursione all’isolotto che si vede in lontananza. L’escursione prevede pranzo a base di aragosta e snorkeling al largo. Prenotiamo con una tipa che si aggira sulla spiaggia e ci dà appuntamento per il giorno dopo alle 10. Puntuali ci presentiamo all’appuntamento, ma di lei manco l’ombra. Insieme a Serena ed Emanuele, i due ragazzi che hanno prenotato l’escursione insieme a noi, cominciamo ad aggirarci per la spiaggia alla ricerca della tipa, che si chiama Mama Desirèe. Niente, né lei né tanto meno il figlio, che ci sembra un po’ tontolone. Passano i minuti e si arriva ad un’ora di ritardo. Quando cominciamo a pensare che ci ha tirato il bidone,ecco che arriva. Ci spiega che ha avuto un contrattempo, si scusa per il ritardo e ci dice che la barca arriva tra dieci minuti. Comincia ad attaccarsi al telefono, probabilmente col bimbominkia del figlio, che non si vede…… Finalmente in lontananza si vede arrivare una barca: sembra la barca di Capitan Trinchetto…. e alla guida c’è proprio il figlio tontolone! Morale: anziché partire alle 10, come previsto, partiamo alle 11 e mezza, ma, tranquilli: Jamaica no problem!!!

L’isola è verdissima e rigogliosa, peccato che nessuno abbia voglia di coltivare alcunché. Addirittura ci dicono che importano la frutta dall’estero! Invece all’interno ci sono solo alcuni orti coltivati e serre di ganja! Le strade sono abbastanza disastrate e pericolosissime: gli animali girano liberi, le capre brucano l’erba ai margini delle strade, i cani attraversano le strade quando meno te l’aspetti e addirittura abbiamo rischiato di fare un frontale con una mucca.

L’ombra lunga delle mani americane si sta allungando anche qui: stanno sfruttando il sottosuolo dell’isola. Siccome la Jamaica non riesce a far fronte ai debiti contratti, gli Stati Uniti estraggono gratuitamente la bauxite.
Prima hanno fatto in modo che la Jamaica cancellasse la legalizzazione della marijuana, adesso vorrebbero che tornasse legale, per poter sfruttare anche quella. Devo dire, però che la maggior parte dei jamaicani non vede di buon occhio questa manovra di sfruttamento. E speriamo sia sempre così…….

In conclusione devo dire che tutto quello che mi aspettavo da questo viaggio l’ho avuto, compreso il mare, che è davvero bellissimo e limpido: alla mattina, quando in acqua non c’è ancora nessuno, ci sono tantissimi pesci colorati che girano attorno ai piedi, ci sono molte stelle marine e granchi, e un giorno abbiamo avuto anche un incontro ravvicinato con una razza abbastanza grande!
La dolcezza dei Caraibi, la musica, il clima, il mare, la gente sono come me l’aspettavo. Ci sono voluti quasi 35 anni per arrivarci, ma alla fine ce l’ho fatta!!!

Respect!

3 risposte a “A tutto reggae

  1. Per dovere di cronaca devo aggiungere un post scriptum a questo articolo: quella sera magica di San Siro, sul palco, prima di Bob Marley, si è esibito Pino Daniele. Volevo ricordare così un altro grande personaggio della musica scomparso in questi giorni.

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